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Da sempre ci si chiede se la moda sia da inserire nello sconfinato panorama dell’arte oppure no. Moltissime sono state, negli anni, le opinioni proposte e i metodi di indagine per studiare e risolvere il dilemma: un esempio può essere il criterio di vestibilità sostenuto da Suzy Menkes che sosteneva che se l’abito non può essere indossato allora può essere considerato opera d’arte.
XX secolo
Soltanto che nel XX secolo la moda e l’arte si sono comportate per alcuni periodi come buone amiche e per altri come zitelle che non possono vedersi l’un l’altra: negli anni ’60 e negli anni ’80 si può dire di averle viste a braccetto diverse volte, negli anni ’70, invece, affatto.
Fine del XIX secolo
Uno degli avvenimenti che segnò profondamente il legame tra le due discipline è stata l’entrata della moda all’interno dei musei verso la fine del XIX secolo, con retrospettive riservate a famosi stilisti.
Giorni nostri
Il fenomeno è andato in ogni caso avanti ed è arrivato fino ai giorni nostri dove, ormai, all’interno dei musei vengono presentate le collezioni con le sfilate di modelle tra le opere d’arte o si organizzano cene di gala per presentare progetti.
Progetto “Masters”
Proprio a una cena di gala, con la maestosa Monna Lisa ospite d’onore, al museo Louvre di Parigi che l’ 11 Aprile 2017 è stato svelato il progetto di collaborazione intitolato “Masters” tra Jeff Koons, artista statunitense famoso per le sue opere dal gusto kitsch, che interpretano ironicamente il modo di vivere americano, e la famosissima casa di moda Louis Vuitton.
Il progetto prevedeva la creazione di una linea di borse e accessori in pelle e canvas, come il più classico modello Vuitton, con cinque capolavori artistici dipinti a mano su ogni oggetto: i 5 “masters” d’arte europea scelti per la gloriosa battaglia, con l’intento di riavvicinare la moda all’arte, sono stati Tiziano con il suo bellissimo “Marte, Venere e Amore” del 1546, Van Gogh e il suo “Campo di grano con cipressi” del 1889, Rubens con “Caccia alla tigre” creato nell’anno 1615, Fragonard e il suo famosissimo “Ragazza con cane” dipinto nel 1770 e, ultimo ma non ultimo, Da Vinci e l’amatissima “Gioconda” nata nel 1503.
Questi cinque capolavori sono stati scelti nel panorama di opere già rivisti nella serie “Gazing ball” elaborata dallo stesso J. Koons, in cui quest’ultimo applicava, sulla riproduzione di ogni opera, una sfera di cristallo blu. Sugli accessori creati per L. Vuitton la sfera è stata sostituita da lettere metalliche a formare il nome dell’autore dell’opera, al centro di ogni borsa, dettaglio che è stato molto discusso da chi preferisce non intaccare la classicità di un’opera d’arte. Ma non è l’unico dettaglio da ammirare, quello della scritta centrale; infatti, c’è da notare la descrizione della vita degli artisti stampata sulla fodera della borsa insieme a un ritratto dello stesso, poi i bordi in pelle colorata che accentuano l’effetto dell’opera e le cuciture, che rifiniscono perfettamente i manufatti e riportano nel mondo dell’umanesimo, come attestato dallo stesso Jeff e, infine, il portachiavi a forma di coniglio attaccato alla maniglia di ogni creazione, firma dell’artista che si è prestato a collaborare con la Maison.
L’intento della collezione, anche e soprattutto con l’aiuto inconsapevole dei cinque maestri d’arte, è di riavvicinare le persone alla cultura artistica inserendola nel mondo del consumismo.
Sicuramente si è avuto l’effetto sperato al lancio della collezione nell’estate 2017, ma non solo: si ricordi che colorare un prodotto di moda con i colori dell’arte è sempre stato e sempre sarà un modo per elevare il manufatto.
Alice Minì